Gli achei
Si narra che alcuni greci, per scampare alle persecuzioni dell’imperatore Leone III Isaurico, detto 1’«iconoclasta», fuggissero dalla loro terra, come Enea dopo la distruzione di Troia, avventurandosi a bordo di tre navi alla ricerca di una nuova patria.
Sbarcati, dopo lunghe e drammatiche peripezie furono accolti dal signore di Carpena, che assegnò loro parte dei suoi possedimenti perché li coltivassero.
Sorsero così i nuclei abitati di Cacinagora - la cui etimologia sarebbe formata dalla parola latina caseum (formaggio) e da quella greca agorà (mercato, piazza) e cioè «mercato del formaggio»-, di Casale, di Lema, di Cerricò e di Montenero che divenne, con il tempo, l’attuale Riomaggiore, dal nome dal torrente che l’attraversa, il più grosso delle Cinque Terre.
C’è poi una tradizione che sostiene che questi luoghi furono conquistati dagli Etruschi. Alcuni di essi, sfuggiti al trasferimento in massa nel Sannio imposto dai Romani, si attestarono qui dando origine ai nuclei primitivi.
Fedeltà a Genova
Le prime notizie storiche risalgono al 1239, quando la popolazione del feudo di Carpena entrò nella «Compagna» di Genova. Nel settembre 1251, poi, fu chiamata a prestare giuramento di fedeltà a Genova per la guerra contro Pisa.
Tra coloro che giurarono erano menzionati anche gli abitanti del futuro borgo di Riomaggiore che allora popolavano ancora le case sparse sulle pendici di Capo Montenero.
In seguito, verso la fine del XII Secolo, il territorio divenne feudo del marchese Turcotti, signore di Ripa Alta, nei pressi di Brugnato, il quale lo cedette al marchese Nicolò Fieschi. Da questo passò al vescovo di Luni, Antonio Fieschi.
E’ da ritenersi che la fondazione dell’attuale borgo di Riomaggiore sia avvenuta nei primi decenni del XIII secolo, come rivela un documento del 1343 che sancisce ufficialmente la separazione dei due territori di Biassa e di Riomaggiore, quando gli abitanti dei casolari sparsi sulle coste iniziarono a trasferirsi sulle rive del mare.
L’arte della navigazione
Con gli anni il nuovo abitato si sviluppò, divenne fonte di benessere per la popolazione che crebbe di numero, si volse ad altre attività, e condivise il lavoro dei campi con l’arte della pesca e della navigazione nella quale divenne espertissima percorrendo instancabile le vie del mare.
Gli abitanti di Riomaggiore approdano nei porti vicini o in quelli più lontani della Sardegna e della Sicilia con le loro barche cariche di pesce, di vino, di marmo.
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