Vi era chi, di Riomaggiore, non ne sapeva neppure il nome, prima che Telemaco Signorini avesse cominciato ad esporre a Firenze, a Venezia, a Londra, a Parigi.
Nel 1860, quando Telemaco Signorini, attratto dall’estetica del pittoresco, scoprì Riomaggiore, non immaginava certo che avrebbe regalato a questo borgo, nato e cresciuto in una piega della roccia, uno dei più attraenti certificati di nascita: quello dell’arte.
C’è un aneddoto poco noto: Signorini vide un giorno in una piazza di Spezia, in cui si teneva il mercato, alcune donne vestite in modo differente dalle altre. Gli dissero che erano di Riomaggiore e Signorini decise di andarvi per dipingerle e conoscerle sul posto. Non esisteva ancora la ferrovia che fu aperta quattordici anni dopo, esattamente il 4 agosto 1864. L’artista fiorentino vi arrivò attraverso i monti e non fu accolto troppo bene, anzi la gente del luogo si rintanò nelle case e quasi scomparve. Ma lui non si perse d’animo e cominciò egualmente a dipingere le case di Riomaggiore e le sue donne.
Dopo qualche mese passatovi ad intervalli, dal 1992 al 1997 si stabilì in una casa situata nei pressi della chiesa di San Giovanni, con una terrazzina affacciata sul borgo e sul mare. Su quella terrazza Signorini dipinse diversi quadri, quello con la veduta della chiesa, tra gli altri. Del borgo poi illustrò ogni angolo.
L’amore di Signorini per Riomaggiore è raccolto in queste tele che il macchiaiolo dipinse ispirandosi a questo paesaggio, irripetibile e mutevole, e alle figure più caratteristiche che lo animavano. Nelle pennellate larghe, dense di colore, nel gioco delle luci e delle ombre, nel disegno sicuro e nel mirabile taglio delle prospettive, c’è tutta l’anima, la luce, la scenografia del borgo con quell’impianto verticale, che solo Signorini sapeva vedere e interpretare: ci sono le case e le rocce, il sole e il mare, le vigne e gli olivi, le strade e le piazze.
Il grande «macchiaiolo», è ancora vivo qui, presente, in quella casa ove abitò durante i suoi soggiorni, sulla cui facciata è stata murata una lapide che lo ricorda.
Gli altri pittori, dopo Signorini
Dopo Signorini, questo borgo cominciò ad attrare altri pittori, che nel suggestivo panorama marino di questo angolo di Liguria trassero ispirazione per le loro opere. All’inizio del ‘900 Giuseppe Caselli, Navarrino Navarrini e Salvatore Aprigliano soggiornarono tra Riomaggiore e la Caletta, una località paradisiaca tra Lerici e Tellaro, già meta del grande maestro svizzero Arnaldo Boklin, autore di un capolavoro della pittura ottocentesca: “l’Isola dei morti”.
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