Nel Golfo dei Poeti soggiornarono i poeti inglesi Byron e Shelley. In tempi più recenti un altro poeta, questa volta italiano, Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura, trascorse buona parte della sua infanzia e molte estati nell’ età adulta sui lidi di Monterosso.
«(..) per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni. (..)»
Così nel 1921 Eugenio Montale raccontava ne “I Limoni” la bellezza della natura di Monterosso.
I suoi genitori possedevano una villa liberty (foto sopra) che lui chiamava la Pagoda giallognola o Villa delle due palme, oggi purtroppo non visitabile in quanto di proprietà privata.
In compenso è nato un parco letterario dedicato al poeta. Le guide accompagnano i visitatori fra i terrazzamenti a picco sul mare facendoli immergere nell’ambiente che ispirò Montale e in cui si possono contemplare i suoi versi. Durante queste passeggiate sono recitate poesie della raccolta “Ossi di seppia”.
Da visitare è anche il cimitero, nel borgo vecchio del paese, con la tomba di famiglia che Montale nomina spesso nelle sue poesie.
A proposito del suo rapporto con le Cinque Terre, Montale affermava: “Quella di Monterosso è stata una stagione molto formativa, però ha anche costituito l’avvio all’introversione, ha portato ad un imprigionamento nel cosmo”.
Montale lasciò nei suoi versi tracce di questa esperienza, tracce che vanno rivissute direttamente nei luoghi stessi in cui l’animo del poeta fu scosso dal mondo esterno.
Le poesie più legate a Monterosso (e alle Cinque Terre) sono quelle della raccolta “Ossi di seppia”, tra cui I Limoni, La casa dei doganieri, Punta del Mesco.
Bisogna venire a Monterosso e rileggere le poesie di Montale. Venire qui con un piccolo libro fra le mani, sedersi in un angolo tranquillo che conservi ancora il fascino poetico e immergersi nella lettura fra l’asprezza della terra ligure e la chiarezza del suo mare.
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